Nel testo vengono raccontate le vicende più drammatiche vissute dal popolo dei migranti italiani negli ultimi cento cinquant’anni, con particolare riferimento a quelle del secondo dopoguerra. Vengono descritte, una a una, tutte le più grandi tragedie, con migliaia di morti in tutto il mondo. Nel racconto delle traversate transoceaniche sono evidenziati i più rilevanti drammi del mare sofferti, assieme alla descrizione delle terribili conseguenze ― tifo, colera, vaiolo, squilibri mentali e morti ― nelle stive sovraccariche delle ‘carrette del mare’. Il racconto sulle migrazioni in Europa, a partire dal secondo dopoguerra, mette in risalto le umiliazioni e gli sfruttamenti che i nostri migranti, spesso clandestini, subirono in Germania, Francia, Svizzera e Belgio. Si ricorda come gli italiani siano stati in Brasile anche schiavi nelle piantagioni di caffè. E si ricordano i linciaggi e i massacri che hanno subito, con la caccia all’italiano, anche in Europa. E non si vorrebbe mai credere che essi siano stati perfino inviati a morire, a migliaia, in Indocina, sui campi di battaglia tra la Francia e i vietcong. Infine, la descrizione degli incidenti mortali sul lavoro, quelli più emblematici, mette a fuoco come migranti di ieri e di oggi siano tra loro uniti, nel dolore e nella morte. Due incidenti sul lavoro ― testimone lo stesso autore ― sono presentati in forma di racconto. Con il dolore capace, nella solidarietà, di far superare ogni ideologia, ogni divisione tra gli uomini.