«Il giorno successivo cominciarono ad arrivare gli emigranti. Quale strazio vederli sedere sulle valigie e guardarsi intorno smarriti, non erano neanche capaci di piangere. Poi giravano qua e là cercando il posto dove poteva essere stata la loro casa».
La frase, raccolta nel libro “L’abbraccio e la parola” di Viviana Capraro, è di uno dei soccorritori impegnati sui luoghi distrutti la sera del 9 ottobre 1963 nel disastro del Vajont.
Una testimonianza della sofferenza patita da tante persone costrette a tornare a un paese che non c’era più. Questo appunto il destino di chi era emigrato. Di chi era lontano, quel 9 ottobre di sessant’anni fa, ma è stato ugualmente travolto dall’ondata fatale. Di chi era partito con in mente l’immagine dei propri luoghi, della propria casa, dei propri cari, di una comunità. E si è trovato di fronte, una volta rientrato, il nulla, la desolazione, il vuoto di un pezzo di vita improvvisamente troncato.
Il destino di chi se n’era andato con la speranza di un arrivederci, ed è stato sconvolto dalla disperazione di un addio.
Per fare memoria di quei tragici eventi, raccontandoli sotto il profilo dell’emigrazione, l’Associazione Bellunesi nel Mondo propone la mostra immersiva “9 ottobre 1963. Il risveglio degli emigranti”, visitabile al MiM Belluno (via Cavour 3, sede dell’Associazione), dal 14 ottobre al 30 novembre 2023, con ingresso libero e gratuito.
L’iniziativa è finanziata dalla Regione del Veneto e realizzata in partnership con Comune di Longarone, Associazione Vajont – “Il futuro della Memoria” e Comitato Sopravvissuti del Vajont.
Un’esposizione virtuale che attraverso filmati, immagini e giornali d’epoca, testimonianze di superstiti ed emigranti e illustrazioni, porterà i visitatori ad approfondire la sciagura in un percorso formato da sei capitoli: “9 ottobre 1963”, breve introduzione per inquadrare il disastro e i suoi effetti; “Quella sera…”, con il racconto di chi, tra Longarone e Soverzene, assisté all’ondata e alle sue conseguenze; “L’eco dell’onda arriva all’estero”, incentrato su come la notizia giunse agli emigranti e sul loro rientro in una terra irriconoscibile; “Un mondo che finisce”, con la narrazione delle comunità perdute, fisicamente e spiritualmente; “La rinascita”, focalizzato sul processo di ricostruzione e ripartenza al quale anche gli emigranti contribuirono; “La memoria”, con le riflessioni su una ferita ancora aperta a sessant’anni di distanza. Ad accompagnare la mostra, un catalogo con i principali punti trattati nello svolgersi dell’esposizione e alcuni approfondimenti aggiuntivi.
Orari di apertura: dal lunedì al venerdì, 9.00 – 12.30 e 15.00 – 18.00. Sabato e domenica, 15.00 – 18.00.
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